28 Apr 2011 - Vedere le differenze

© La sala prove di F. Fabbri
Nel suo interessante e ben documentato "Il suono in cui viviamo - Saggi sulla popular music" (terza edizione - ilSaggiatore tascabili) il musicologo e musicista Franco Fabbri scrive "Uso il computer e gli strumenti automatici per fare musica perché mi sono convinto che mi possano permettere di farlo meglio e in migliori condizioni, così come uso un word processor per scrivere perché facendo a meno di bianchetti, colla e altri arnesi, non dovendo preoccuparmi di cose marginali come errori di battitura o inserimenti, potendo sperimentare facilmente soluzioni diverse, cambiare parole, interpolare e così via, mi posso concentrare sulla cosa che mi interessa davvero: la scrittura".
Usare il computer per comporre musica e usare il computer per comporre testi sono due cose molto diverse. Molto. Mi sa che al Fabbri è sfuggito un dettaglio: il compositore usa uno strumento musicale (ad esempio il pianoforte) per comporre e sta lì, sullo strumento, fino a quando non viene fuori qualcosa che poi trascriverà su carta (a meno che non abbia una memoria pazzesca e allora non scrive, tiene tutto in testa). 
E uno scrittore? Ogni volta che prova a 'comporre' sporca qualcosa: un foglio con la penna, ad esempio. Con la macchina per scrivere pure è, anzi era così e, quando bisognava correggere gli errori, era tutto uno sbianchettare e mettere pecette. E' logico che per uno scrittore il computer sia la salvezza. 
Diciamocelo, se un compositore non usa più uno strumento musicale vero il motivo è un altro: preferisce dominare una macchina. Oppure si è rotto le scatole di suonare nel solito modo e cerca un'altra strada. O, se in precedenza lavorava in gruppo con altri, si è stancato degli esseri umani e ha optato per una bella, algida relazione con una macchina. 

0 commenti:

Posta un commento